Lepomis gibbosus (Linnaeus, 1758)
La specie presenta un corpo ovale, fortemente compresso ai lati. La lunghezza totale varia da 178 a 229 mm, ma può anche raggiungere i 40 cm. Il peso è minore di 450 g. La colorazione del corpo include: arancione, verde, giallo. Il dorso e parte superiore dei fianchi variano dal marrone al verde dorato o verde oliva, mentre il ventre è di colore giallo-arancione. Le femmine sono di colore più chiaro con barre verticali meno prominenti, i maschi presentano colorazioni più intense, i giovani hanno pattern di colorazione meno intensi solo sui toni del verde.
Actinopterygii
Perciformes
Centrarchidae
Eupomotis gibbosus, Lepomus gibbosus, Perca gibbosa, Pomotis vulgaris
Pumpkinseed
La specie è originaria del Nord America, ampiamente distribuita nelle regioni centro-orientali degli Stati Uniti e del Canada.
La specie è stata introdotta in alcune regioni centro-occidentali dell’America del Nord, Africa, Asia e Sud America.
Introdotto in molti fiumi e laghi europei, soprattutto in Europa Centrale e Occidentale.
Introdotto alla fine del XIX secolo dagli Stati Uniti, è adesso ampiamente diffuso nei bacini di molti fiumi, in acque lentiche e lotiche, soprattutto dell’Italia Centrale e Settentrionale.
La specie si ritrova principalmente in ambienti lacustri, in fiumi con acque a lento scorrimento (anche in zone antropizzate), ambienti palustri ed estuari ad acqua salmastra. Ha buona capacità di adattamento e resistenza ad alterazioni ambientali. I maschi costruiscono i nidi lungo le rive in acque basse, attraggono le femmine e rimangono a guardia delle uova e dei piccoli fino a 11 giorni dopo la schiusa. Ogni femmina produce circa da 600 a 7.000 uova per stagione. Ciascun nido può contenere fino a 14.500 uova deposte da varie femmine. La specie ha una dieta a base di invertebrati: insetti acquatici e terrestri, crostacei, molluschi, anellidi, larve di anfibi, uova e avannotti di pesci. Vive al massimo 12 anni.
La specie è stata introdotta principalmente a fini ornamentali, in secondo luogo per la pesca sportiva e in piscicoltura come cibo per altri pesci.
Per questa specie non sono noti impatti socio-economici. Tuttavia, la competizione con altre specie native potrebbe determinare impatti negativi per la pesca sportiva.
La specie preda uova di altre specie di pesci, molluschi endemici e invertebrati acquatici. Alcuni studi la citano come contributo al declino di alcune specie native di pesci.
Considerati gli impatti negativi dovuti a predazione a carico di uova di specie native di pesci, soprattutto durante i periodi di maggior deposizione delle uova lungo le rive dei fiumi, la specie potrebbe influenzare la struttura e composizione degli habitat, alterando le comunità e contribuendo alla riduzione della biodiversità.
La specie, a causa dell’elevata invasività dovuta alla notevole adattabilità ambientale e fecondità, una volta stabilizzata risulta di difficile gestione. La forte adattabilità anche in acque molto degradate in ambienti altamente antropizzati permette alla specie di essere maggiormente avvantaggiata rispetto ad altre specie autoctone. Il controllo accurato degli stock ittici utilizzati per ripopolamenti è pratica necessaria per prevenire nuove introduzioni. La rimozione meccanica non è molto efficace e può solo ridurre una popolazione.
Scheda realizzata da: ISPRA con il Supporto di Università degli Studi dell’Insubria