Molti studi hanno dimostrato come le specie esotiche invasive siano tra le principali cause di perdita di biodiversità, seconde solo alla distruzione degli habitat, e minaccino l’esistenza di moltissime specie autoctone in tutti i continenti. Queste specie hanno inoltre un notevole impatto sociale ed economico (stimato in oltre 12 miliardi di euro annui nella sola Unione Europea) aggravato dai cambiamenti climatici, l’inquinamento e, in generale, dal disturbo antropico.
Le specie esotiche invasive possono causare l’estinzione di specie autoctone, possono alterare la composizione delle specie presenti in una certa area, portare alla degradazione totale degli habitat che occupano, o modificare le dinamiche di erosione del suolo, per citare alcuni esempi di effetti sull’ambiente. Possono inoltre avere notevoli impatti sanitari a causa della trasmissione di allergie o malattie attraverso i continenti sia all’uomo che alle altre specie animali e vegetali. Un caso relativamente recente e molto famoso in Italia è quello del punteruolo rosso delle Palme (Rhynchophorus ferrugineus), un coleottero di origine asiatica, arrivato recentemente in Italia che ha già causato la morte di numerosissime palme e stravolto lo skyline di molte zone costiere italiane. Il punteruolo può infatti infestare varie specie di palme (ornamentali, da zucchero, da cocco, ecc.) danneggiando le piante dall’interno e rivelando la sua presenza quando la pianta è già molto compromessa.
Numerosissimi sono anche gli esempi di effetti sulle attività produttive umane: dalle perdite economiche dirette per la distruzione dei raccolti o la perdita del bestiame a quelli indiretti causati dalla distruzione degli argini dei fiumi o dalla mancata navigazione dei corsi d’acqua. Per esempio, il giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), una pianta acquatica originaria dell’America meridionale che può provocare notevoli impatti sull’ecosistema, riesce a diffondersi molto rapidamente nel corso d’acqua formando un tappeto vegetativo impenetrabile e rendendolo di fatto inagibile sia come fonte di approvvigionamento di cibo (la pesca è impraticabile) sia come mezzo di comunicazione e trasporto delle merci). Nonostante le sue caratteristiche ecologiche fortemente negative, viene tutt’ora ancora molto utilizzata come pianta ornamentale per piccoli stagni e vasche private.
I tassi di crescita delle invasioni biologiche, favorite nell’ultimo secolo dall’incremento del commercio, dei viaggi e del turismo legati alla globalizzazione, sono esponenziali: il numero di specie esotiche è cresciuto negli ultimi 30 anni del 76% in Europa e addirittura del 96% in Italia. La crescente diffusione delle specie esotiche è generalizzata a livello mondiale senza che ci siano ancora segnali di rallentamento di questa crescita.
L'arrivo delle specie esotiche è sempre legato all’azione dell’uomo, e diversi studi hanno messo in luce come siano molti i fattori socio-economici che influenzano il rischio di invasione da parte delle specie esotiche, dalla densità di popolazione umana alla diffusione e alla densità delle reti di trasporti.
Vie di ingresso privilegiate sono porti e aeroporti dove merci e persone possono fungere da vettori volontari o inconsapevoli, ma un ruolo importante nella diffusione delle specie esotiche è giocato dal commercio di piante ornamentali e animali da compagnia, dall’introduzione volontaria per attività di pesca sportiva e venatoria, dal rilascio da parte di cittadini e dalla fuga da allevamenti o da zoo.