Triadica sebifera (L.) Small
Triadica sebifera è un albero deciduo alto 20-30 m. La corteccia è grigia, marrone (negli individui più adulti) e ruvida. Essuda una linfa lattiginosa. Le foglie hanno una lamina romboidale-ovata a margine intero, sono lunghe 2-7,5 cm e larghe 1,5-7 cm, con l'apice acuminato e la base da ampiamente cuneata ad arrotondata, sub-troncata; hanno 7-12 paia di nervature laterali e sono glauche nella pagina inferiore. Hanno stipole persistenti, ellittiche di 1-2 mm. I piccioli, lunghi 2-6 cm, all'apice hanno due ghiandole discoidali sessili. La pianta produce fiori maschili e femminili portati in racemi terminali, giallastro-verdi, lunghi 3-35 cm: i fiori femminili si trovano nella parte inferiore, i maschili in quella superiore o nell'intera infiorescenza. Le infruttescenze sono lunghe fino a 28 cm e portano capsule da subglose a piriformi-globose, tricarpellari, nere a maturazione. I semi (8 x 6-7 mm), neri, sono ricoperti da un arillo bianco, ceroso.
Plantae
Magnoliophyta (Angiospermae)
Magnoliopsida
Malpighiales
Euphorbiaceae
Croton sebifer L., Sapium sebiferum (L.) Roxb., Stillingia sebifera (L.) Michx., Carumbium sebiferum (L.) Kurz, Excoecaria sebifera (L.) Müll. Arg., Seborium chinense Raf.
Chinese tallow tree
Autore: Kenpei Licenza: CC BY-SA 3.0
Autore: Kenpei Licenza: CC BY-SA 3.0
Autore: Talko
Triadica sebifera è nativa di Cina e Giappone.
Triadica sebifera è stata introdotta in Nord America (USA), Centro (Messico e diversi Stati caraibici) e Sud America (Brasile e Perù), in Africa (Sud Africa, Sudan, Uganda, Zambia), Oceania (Australia e Nuova Zelanda), oltre che in alcuni Stati asiatici al di fuori del suo areale nativo (India, Pakistan, Taiwan).
Triadica sebifera non è presente allo stato spontaneo in Europa.
Triadica sebifera non è presente allo stato spontaneo in Italia.
Triadica sebifera ha un'ampia tolleranza ecologica ed è in grado di colonizzare con successo diversi tipi di habitat quali foreste, aree umide, praterie, formazioni prative costiere, arbusteti, formazioni boschive aperte o chiuse e ambienti perturbati (es. margini stradali, siti degradati). Resiste a temperature rigide (non oltre i -12°/-15° C) e non si trova in aree con temperature superiori ai 35°- 40°C. In genere, la pianta predilige climi con elevate precipitazioni, ma tollera diversi mesi di siccità (fino a 5 mesi). Si trova su diversi tipi di suolo e può colonizzare anche suoli degradati, salini e allagati. Suoli con una certa umidità (es. vicino ai corsi d'acqua) facilitano la sua presenza. La pianta prospera soprattutto in condizioni di luce piena, ma si trova anche in condizioni d'ombra. In particolare, le plantule di T. sebifera crescono meglio in condizioni di luce rispetto all'ombra.
Secondo le condizioni ambientali, T. sebifera può crescere molto rapidamente (fino a quasi 3 m dopo 2 anni dalla germinazione e può crescere 1 m all'anno per i primi 8-10 anni di vita). Vive mediamente 15-50 anni, ma può arrivare anche fino a 100 anni. In genere, arriva a maturità intorno i 2- 3 anni di vita. L'impollinazione è entomofila (api). Un esemplare maturo può produrre in media 100 000 semi/anno con un'altissima percentuale di semi vitali (95%). T. sebifera è in grado di produrre una soil seed bank longeva (7 anni). La pianta ha una vigorosa capacità rigenerativa che si manifesta a seguito del taglio o del danneggiamento della parte aerea.
Il principale vettore d'introduzione di Triadica sebifera è legato al suo utilizzo come pianta ornamentale. La possibilità che i semi siano introdotti come contaminanti di mangimi per uccelli è abbastanza remota, date le loro grandi dimensioni. I semi di piante coltivate possono essere trasportati da uccelli e dall'acqua per lunghe distanze, dando origine a nuovi nuclei.
Il latice di Triadica sebifera è tossico ed è in grado di causare irritazioni, se ingerito (es. ingestione di parti della pianta) può causare disturbi gastrointestinali, nausea e vomito; oltre che per l'uomo, è tossico anche per il bestiame. I costi per la gestione di T. sebifera sono in genere molto elevati, con un conseguente impatto economico per la comunità o singoli soggetti.
Negli ambienti che colonizza, Triadica sebifera è in grado di alterare profondità la comunità nativa, riducendo la biodiversità vegetale e animale. Foglie e lettiera di T. sebifera possono rilasciare nell'acqua composti tossici per gli anfibi e diminuire la qualità dell'acqua. I tassi di decomposizione delle foglie di T. sebifera sono spesso più rapidi di quelli delle specie native e questo può alterare le concentrazioni di nutrienti nel suolo (es. più alti livelli di azoto), così come la comunità di organismi decompositori. La presenza massiva di T. sebifera può causare anche cali significativi nelle popolazioni di artropodi. Nelle aree di introduzione forma comunità monospecifiche che tendono a sostituire la vegetazione naturale. Essendo tossica non è appetita dagli erbivori e questo può aumentare la sua competitività con le specie native. La sua presenza può aumentare il rischio d'incendi a causa della biomassa altamente infiammabile.
Triadica sebifera è in grado di alterare le successioni ecologiche e la sua presenza può trasformare radicalmente gli ambienti (es. da praterie in formazioni boschive). Gli impatti negativi sulla biodiversità e i cicli ecologici causano un netto calo del valore ecosistemico dei siti invasi, soprattutto per quanto concerne i servizi di fornitura (qualità dell'acqua), regolazione (aumento rischi incendi e produttività primaria) e culturali (cambiamento paesaggio).
La prevenzione è la misura migliore per gestire Triadica sebifera. Nel caso si rinvenissero nuclei di recente formazione di T. sebifera, la rimozione manuale o meccanica rappresenta il modo più efficace per eradicare rapidamente la specie; è necessario rimuovere interamente anche l'apparato radicale per evitare ricacci. Nel caso di popolamenti più estesi di T. sebifera, per gestire la specie si può ricorrere sempre alla rimozione fisica (manuale e/o meccanica) e al controllo chimico, tramite aspersione fogliare o tecniche integrate (es. taglio e spennellature dell'erbicida).
Scheda realizzata da: ISPRA con il supporto di Università degli Studi di Milano Bicocca