L’oca egiziana è una piccola oca (apertura alare di circa 130-150 cm) inferiormente di colore marroncino e rossastra sul dorso con coda nera. Le ali sono principalmente nere con riflessi iridescenti e presentano una larga banda bianca visibile soprattutto quando è in volo. Presenta becco e zampe rosati e due caratteristiche macchie rosso scuro, una sul petto e una perioculare di dimensioni variabili.
L’oca egiziana è una specie originaria dell’Africa a sud del Sahara. Compie movimenti migratori in risposta alle condizioni stagionali nelle aree frequentate (per essiccamento di pozze temporanee o per le piogge eccessive), può avvicinarsi alle coste del Mediterraneo meridionale.
In Italia l’oca egiziana è stata segnalata in varie regioni, con diversi casi di riproduzione al di fuori della cattività. Per la maggior parte delle osservazioni si tratta di numeri compresi tra 1 e 2 individui.
Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.
È un uccello acquatico, perciò legato alle zone umide, ma spesso si alimenta in spazi aperti dove ricerca le essenze erbacee di cui mangia praticamente ogni parte e integrando la dieta con gli invertebrati che trova. Localizza il nido tra la vegetazione sul terreno oppure sugli alberi, occupando vecchi nidi di altre specie, alla biforcazione dei rami o in cavità. Nell’ areale di introduzione presenta un periodo riproduttivo concentrato tra aprile e luglio, deponendo fino a 16 uova.
L’oca egiziana frequenta le zone umide in spazi aperti, prati umidi e altre aree prative estese, campi coltivati; evita le aree densamente boscate.
L’introduzione di questa specie è da imputarsi per lo più ai rilasci e alle fughe dalla cattività di animali tenuti per motivi ornamentali in collezioni private e in parchi pubblici.
Impatti documentati riguardano l’areale di origine, dove sono registrati danni alle colture agricole. Nell’area di introduzione ci sono elementi di preoccupazione per la sua diffusione: alte concentrazioni di oche egiziane possono provocare disagi a causa delle deiezioni e ingenti danni dovuti al pascolamento nelle aree di alimentazione: attualmente non ci sono studi specifici riguardo i danni economici, ma quelli provocati in associazione alle specie autoctone in Olanda sono in aumento. L'aggressività dimostrata dai maschi della specie, per difendere il loro territorio o i loro pulcini nei confronti dell'Uomo e in particolare dei bambini, può costituire una fonte di disagio per i frequentatori dei parchi urbani in cui le specie si riproduce.
Sono conosciuti casi di ibridazione con altre specie di anatre e oche, solitamente con la produzione di ibridi sterili. Il comportamento aggressivo nei confronti delle altre specie, può provocare la riduzione delle aree di foraggiamento per le specie autoctone, in particolar modo nei periodi di muta, quando gli uccelli sono inabili al volo. Inoltre tale comportamento può provocare un ostacolo alla presenza, crescita della popolazione e insediamento riproduttivo di diverse specie native. Utilizzando spesso i nidi di altre specie, ne entra in competizione provocandone, in certi casi l’abbandono.
Eccessive concentrazioni degli individui possono causare danni per il calpestio, le deiezioni o il pascolamento, compresa l’eutrofizzazione delle acque frequentate dalla specie.
Nei Paesi dove non è ancora presente una popolazione stabile, risulta essenziale disporre di un elenco completo degli allevamenti che detengono la specie onde assicurarsi che vengano adottate precauzioni per evitare fughe accidentali: in questi casi risulta necessaria una rapida rimozione degli individui fuggiti per evitare la colonizzazione di nuove aree e la riproduzione. I programmi di eradicazione risulterebbero efficaci nel caso venissero effettuati tramite azioni coordinate su larga scala (come la recente campagna di eradicazione del Gobbo della Giamaica). In caso di abbattimenti è auspicabile una programmazione in periodo invernale.