L’ibis sacro è un grosso uccello di palude, dall’apertura alare di circa 110-120 cm, con il capo e il collo privi di penne e di colore nero. Il caratteristico becco ricurvo, lungo e rivolto verso il basso, è anch’esso di colore nero, così come le zampe. Il piumaggio di questa specie, è fondamentalmente bianco ad eccezione delle terziarie e delle estremità delle remiganti primarie e secondarie che sono invece neri con riflessi violacei. L’ibis sacro è una specie gregaria e molto socievole, che si lascia facilmente osservare a coppie o a piccoli gruppi. Può nidificare in colonie comprendenti fino a 2000 coppie, spesso in compagnia di altre specie, come gli aironi.
L’ibis sacro è una specie originaria dell’Africa a sud del Sahara e dell’Iraq sud-orientale (in passato era presente anche in Egitto, dove è estinto come nidificante fin dalla metà del XIX secolo).
In Italia questa specie è presente in varie regioni, sebbene con popolazioni molto localizzate.
Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.
Si tratta di una specie perlopiù onnivora e opportunista, la cui dieta comprende insetti e altri invertebrati che vengono catturati sia nelle acque basse delle zone paludose, sia sul terreno. Si nutre inoltre di alimenti vegetali, nonché di piccoli vertebrati che cattura vivi, uova e pulcini di altre specie (ma anche carogne e rifiuti lasciati dall’uomo). La longevità accertata in natura è di oltre 20 anni.
L’ibis sacro è una specie molto adattabile che può vivere in diversi ambienti legati ai corsi d’acqua e alle zone umide dell’entroterra, alle lagune costiere e alle isole (anche lontane dalla costa) nonché in ambienti lontani dall’acqua, come le aree incendiate recentemente e altri ambienti antropizzati, tra cui le campagne coltivate e le discariche di rifiuti. Nidifica negli alberi e negli arbusti in prossimità di zone umide, ma anche su terreno.
Questa specie è stata introdotta perlopiù come conseguenza dei rilasci e delle fughe dalla cattività di animali tenuti in collezioni private e in giardini zoologici. Inoltre in alcuni paesi (ad esempio in Olanda) si ritiene che si sia diffusa autonomamente, a partire dalle popolazioni introdotte.
Non sono noti impatti economici particolari, ma l’abitudine di questa specie di rovistare tra i rifiuti in prossimità dei centri abitati, potrebbe provocare dei problemi legati all’igiene e alla salute pubblica. Inoltre, come conseguenza delle sue attività di alimentazione, potrebbe causare danni alle attività di allevamento di pesci e molluschi.
Come documentato attraverso l’osservazione delle popolazioni introdotte in Francia, l’ibis sacro è un predatore di uova e pulcini di varie specie di uccelli nativi, come sterne, garzette, anatre, uccelli marini e uccelli di palude. Ad esempio in un’occasione sono stati osservati due ibis sacri predare tutti i nidi di una colonia di beccapesci. Inoltre potrebbe competere per i siti di nidificazione con altri uccelli, come la garzetta e l’airone guardabuoi. In Francia è stato documentato il consumo di gambero rosso della Louisiana, altra specie aliena che potrebbe quindi contribuire ad eliminare.
Non sono noti impatti su ecosistemi naturali in Europa.
L’eradicazione della specie è tecnicamente fattibile, se opportunamente pianificata, soprattutto se condotta su popolazioni non numerose e a uno stadio di insediamento precoce.