Il gobbo della Giamaica è una piccola anatra tuffatrice (lunghezza 30-40 cm circa) piuttosto caratteristica: tipico del genere è l’abitudine di tenere la coda alzata o sommersa. Vi è un discreto dimorfismo sessuale, in particolar modo nel piumaggio riproduttivo, con il maschio che presenta il capo nero, con caratteristico becco azzurro (grigio quando in eclisse) leggermente bulboso, e le guance bianche. Sottocoda bianco, visibile quando tiene la coda alzata, il resto del corpo è color rosso ruggine. La femmina si presenta complessivamente grigio-brunastra, con il capo dotato di una barra scura poco contrastata che taglia le guance.
Questa specie, originaria del continente americano, occupa un’area molto estesa, seppur discontinua, dal Canada e gli Stati Uniti nordoccidentali e centrali, agli altopiani andini dalla Colombia al Cile, passando per il Messico e la regione caraibica.
Le prime osservazioni italiane risalgono all’inverno 1987-88 in Sardegna ma la presenza nel paese risulta ancora occasionale con segnalazioni singole o poco numerose anche se con presenze talvolta ricorrenti negli stessi anni.
Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.
Anatra tuffatrice, la sua dieta comprende essenzialmente invertebrati acquatici (insetti e loro larve, crostacei, molluschi e vermi) e occasionalmente di semi di piante acquatiche. Ricerca l’alimento setacciando i detriti sul fondo durante le immersioni o scandagliando la superficie delle acque. Nidifica sull’acqua approntando il nido galleggiante accumulando materiale vegetale e ancorandolo alle piante acquatiche.
Frequenta paludi d'acqua dolce, laghi, stagni con vegetazione emergente e acque libere, lagune salmastre ed estuari. Considerata l’ampiezza del suo areale originario è prevedibile che anche in Europa sia capace di occupare habitat molto diversificati.
La principale causa di introduzione è legata alla fuga o al rilascio di animali tenuti in cattività per motivi ornamentali (in parchi faunistici e collezioni private). Una volta insediato e abbandonata la cattività, il gobbo della Giamaica possiede una buona capacità di diffusione attraverso regolari movimenti dispersivi stagionali attraverso i quali può colonizzare altre aree.
I soli costi di natura socio-economica legati alla specie sono quelli necessari al controllo delle sue popolazioni in natura. La specie richiama un certo interesse da parte di naturalisti e birdwatcher amanti dell’osservazione degli animali in natura, ed è presente in una ventina di zoo in Europa.
Il principale e più pericoloso impatto riguarda l’ibridazione con la specie autoctona Gobbo rugginoso O. leucocephala (attualmente estinta come nidificante in Italia e VULNERABILE nella Red List dell’IUCN), che porta alla nascita di ibridi fecondi. Il gobbo rugginoso è infatti una specie molto affine, nativa dell’Europa, del Nord Africa e dell’Asia centrale. L’areale del gobbo rugginoso appare già piuttosto critico nell’area mediterranea, in quanto assai frammentato, con piccole popolazioni nidificanti e in preoccupante declino (ad eccezione della Spagna).
Non sono noti impatti su ecosistemi naturali in Europa.
Fondamentale risulta il monitoraggio per il rilevamento precoce della presenza, cui dar seguito con la pronta rimozione che va effettuata in periodo riproduttivo perché risulti più efficace. Nel Regno Unito è stato condotto un ambizioso programma di eradicazione progetto finanziato con il contributo dell’Unione Europea attraverso un progetto LIFE (con un budget di quasi 4 milioni di euro dal 2005 al 2011). Questa iniziativa ha determinato un crollo del 99% della popolazione della specie aliena a favore di quella nativa. L’esperienza inglese ha dimostrato che la gestione della specie è possibile anche su larga scala, se adeguatamente pianificata e garantita da una copertura di risorse sufficiente. Operazioni di controllo sono state condotte in almeno altri 15 paesi europei e del Mediterraneo. È attualmente in corso il Piano d’Azione a livello europeo volto ad eradicare la specie, dove ancora presente e raggiungere anche l’obiettivo di evitare che la specie venga mantenuta in cattività onde evitare fughe accidentali entro il 2020. Per la gestione del gobbo della Giamaica nell’Unione Europea sono stati investiti finora 10-12 milioni di euro, di cui oltre 7 milioni di euro nel Regno Unito. I costi tuttora sostenuti da Regno Unito, Francia, Belgio, Spagna e Olanda ammontano a circa 600.000 euro l’anno.