Calabrone asiatico a zampe gialle

Vespa velutina nigrithorax (Du Buysson 1905)

Il calabrone asiatico è una vespa sociale, dalla livrea bruno-nerastra, con una distintiva sottile banda gialla sul primo segmento addominale e il quarto segmento dell’addome quasi interamente giallo-arancio. Anche la testa è nera, con la parte frontale di colore giallo-arancio. Questa specie, anche nota come calabrone dalle zampe gialle per via di questa caratteristica colorazione dei tarsi, ha dimensioni leggermente minori rispetto al calabrone europeo. In particolare le operaie misurano circa 2,5 cm, mentre la regina può raggiungere i 3 cm.

  • Classe

    Insecta
  • Ordine

    Hymenoptera
  • Famiglia

    Vespidae
  • Descrittore

    Du Buysson 1905
  • Nome inglese

    Yellow Legged Asian Hornet

area di presenza naturale

Questa specie è originaria del continente asiatico, dove risulta ampiamente diffusa. La distribuzione della sottospecie introdotta in Europa è però limitata al sud-est asiatico, e in particolare a Cina, India e Bhutan.

area di introduzione

nel mondo
Il calabrone asiatico è presente in Europa, dove si sta diffondendo velocemente, nonché in Giappone e in Corea del Sud.

in Europa
In Europa il calabrone asiatico sta progressivamente colonizzando diversi paesi, a partire dal nucleo iniziale introdotto in Francia nel 2004. Attualmente è presente in Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio e Italia, ma è stata segnalata recentemente anche in Svizzera e Paesi Bassi dove peraltro non è sicuro che si sia insediata.

DISTRIBUZIONE IN ITALIA

Questa specie è presente in alcune regioni del nord Italia in maniera molto localizzata, sebbene sembri in rapida espansione.

Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.

BIOLOGIA ED ECOLOGIA

Gli adulti di questa specie si nutrono di sostanze zuccherine, ma per nutrire le loro larve cacciano anche api e altri insetti.

La specie viene osservata con maggiore frequenza perlopiù in ambienti urbani o suburbani, nonché in aree agricole, e con frequenza minore anche in ambienti naturali (tra cui le foreste e le aree contigue a fiumi e corsi d’acqua). I nidi di questi calabroni, di forma subsferica e dal diametro di 50-80 cm, vengono costruiti su alberi (in genere oltre i 10 metri di altezza), edifici, siepi e più raramente al livello del terreno. Come altre vespe sociali, le colonie del calabrone asiatico durano una sola stagione. Saranno le nuove regine nate alla fine dell’estate a sopravvivere all’inverno per poi fondare una nuova colonia la stagione successiva. Ogni colonia può produrre migliaia di operaie, nonché centinaia di maschi e nuove regine, che poi daranno vita ad altre colonie.

VETTORI DI INTRODUZIONE

Si ritiene che il calabrone asiatico sia stato introdotto in Francia accidentalmente attraverso un carico di vasellame proveniente dalla Cina, nel quale erano presenti delle regine in ibernazione. Le introduzioni di questa specie sono quindi facilitate dal trasporto accidentale delle regine fecondate “nascoste” in vasi, legname, cortecce, terriccio, frutta e altri prodotti di interesse commerciale, soprattutto legati al giardinaggio. Questi prodotti, infatti, possono essere trasportati in grandi quantità, ad esempio su container, lungo un’infinità di rotte commerciali, in ogni parte del mondo. Una volta trovato l’ambiente giusto e insediatasi, la specie è poi in grado di diffondersi autonomamente .

IMPATTI

Rapporti con l’uomo, impatto sanitario e socioeconomico

Ad oggi non esistono cifre esatte sull’impatto economico attribuibile a questa specie. Il calabrone asiatico però è considerato una pericolosa minaccia per le api da miele e quindi per l’apicoltura. È infatti un vorace predatore di api, nonché della loro covata e del loro miele. Sebbene una colonia di api possa contare su efficienti sistemi di difesa, l’attacco dei calabroni potrebbe comunque danneggiare un alveare al punto da indebolirlo e quindi renderlo soggetto a malattie, infestazioni o altri problemi. La riduzione del numero di api, a sua volta, potrebbe causare un sensibile calo dei raccolti che dipendono dal servizio ecosistemico di impollinazione delle api, come quelli di frutta, legumi, semi. Le medesime considerazioni valgono peraltro per altri insetti impollinatori, come le api selvatiche (circa 1.000 specie in Italia) tra le quali i bombi. I calabroni asiatici possono danneggiare anche i frutti maturi di cui si nutrono. Infine, al pari di altri calabroni, questa specie - relativamente aggressiva e dal pungiglione velenifero - può rappresentare un pericolo per l’uomo. Naturalmente la gestione di questa specie e dei rischi legati alla sua diffusione comporta costi molto alti per la sorveglianza, il monitoraggio, la ricerca, la formazione, il controllo e la sensibilizzazione.

Impatto su altre specie

Il calabrone asiatico è un predatore di insetti, soprattutto impollinatori, come api da miele, api selvatiche, bombi e altre vespe sociali, ma anche di mosche domestiche e altri ditteri (come i sirfidi). Peraltro, nutrendosi anche di insetti potenzialmente affetti da qualche patogeno, possono contribuire alla diffusione di malattie e parassiti nelle colonie di api con cui entrano in contatto.

Impatto sugli ecosistemi

L’impatto più evidente di questa specie sugli ecosistemi, considerata la dieta prevalentemente a base di insetti impollinatori, è evidentemente a carico dei servizi di impollinazione delle piante.

METODI DI GESTIONE

La gestione di questa specie è molto problematica e le strategie attualmente disponibili sono poco efficaci: queste vanno dal trappolaggio di massa con esche attrattive, all’avvelenamento con esche avvelenate (che però presentano diverse controindicazioni), alla ricerca dei nidi per la successiva neutralizzazione . Lo studio dei metodi di controllo più efficienti è dunque ancora agli inizi. A volte vengono utilizzati gli stessi prodotti chimici impiegati per la difesa delle coltivazioni dagli insetti dannosi, prodotti che però sono piuttosto pericolosi anche per le stesse api che si vorrebbero proteggere.

Scheda realizzata da: ISPRA con il contributo di Life StopVespa