Eutamias sibiricus (Laxmann, 1769)
Questo piccolo scoiattolo, anche noto come burunduk, è caratterizzato dalla presenza di cinque bande scure lungo il dorso e i fianchi, separate tra loro da quattro striature giallo-biancastre. Il resto del mantello, per lo più bianco nella parte ventrale, è sostanzialmente bruno-rossiccio. Le orecchie sono dritte e corti prive di ciuffi. Rispetto ad altre specie di scoiattoli, oltre alle inconfondibili striature lungo il dorso, ha dimensioni decisamente inferiori (circa 18-25 cm di lunghezza, di cui quasi un terzo costituiti dalla coda). Inoltre presenta una coda corta e dall’aspetto brizzolato.
La distribuzione del tamia siberiano ricade prevalentemente in Asia. La specie è presente in un'ampia area che va dalla Russia europea al Giappone (Hokkaido), attraverso la Siberia, la Mongolia settentrionale, la Cina centrale e settentrionale, e la Corea.
In Italia, dove le prime segnalazioni in natura risalgono agli anni ’70 del secolo scorso, il tamia siberiano è presente soprattutto in prossimità di aree antropizzate, come i parchi urbani. Le popolazioni sono tuttavia localizzate o si limitano a segnalazioni di pochi individui. I nuclei più stabili sono presenti nel Veneto, mentre a Roma c’è un nucleo a Villa Ada con pochi individui.
Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.
Il tamia siberiano è una specie attiva di giorno, capace di arrampicarsi agilmente su alberi e arbusti ma abituata a passare molto tempo anche sul terreno. Solitamente trova rifugio all’interno dei vecchi tronchi o tra i crepacci nella roccia, oppure all’interno delle lunghe tane che scava sul terreno in prossimità di pietre, tronchi o radici. Nelle regioni più fredde la specie va in ibernazione da ottobre ad aprile, nelle zone più temperate il periodo si riduce e l'ibernazione è sostituita da un torpore che viene interrotto periodicamente. Può riprodursi due volte all’anno, per dare alla luce 4-5 cuccioli a ogni nidiata. La dieta di questi scoiattoli è costituita in prevalenza da frutti e semi di varie piante, ma anche di foglie e fiori, così come di teneri germogli (all’occorrenza trasportati nelle guance, anche in gran quantità). Le scorte di cibo accumulate vengono nascoste sul terreno per poi essere utilizzate, seppur in minima parte, in inverno. Come altre specie di scoiattoli, si nutre anche di funghi, bulbi, insetti e uova di uccelli.
Questa specie vive principalmente nelle foreste di conifere, ma anche nei boschi decidui con presenza di sottobosco. Solitamente questi scoiattoli non hanno abitudini strettamente arboricole e preferiscono vivere in terreni accidentati, riccamente coperti di cespugli, anche in prossimità di fondi agricoli e di colture arboree. In Europa sono comuni soprattutto nei parchi urbani ed extraurbani.
Il tamia siberiano è stato venduto a lungo come animale da compagnia. La sua presenza in natura è dunque una conseguenza delle immissioni avvenute intenzionalmente a scopo ornamentale o a seguito delle frequenti fughe dalla cattività (anche da strutture zoologiche). In genere questi scoiattoli non hanno una tendenza a disperdersi su grandi distanze.
Il principale impatto di questa specie nei confronti dell’uomo è di tipo sanitario, in quanto sembra avere un ruolo significativo nella trasmissione della malattia di Lyme ed è inoltre serbatoio per specie di Nematodi esotiche ed europee (questi ultimi acquisiti per contatto con Muridi autoctoni). Nel caso in cui questi scoiattoli vengano a trovarsi nelle vicinanze di terreni agricoli, giardini e altre colture, possono causare danni alla vegetazione per consumo di frutti.
Alcuni dati suggeriscono possibili interferenze nei confronti di uccelli passeriformi insettivori, sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti.
L’impatto di questa specie negli ecosistemi in cui è diffusa necessita ancora di studi e ricerche mirati.
Il controllo delle popolazioni di questa specie è praticato in maniera efficace e selettiva tramite l’utilizzo di trappole per la cattura in vivo Si ritiene che diverse popolazioni siano scomparse a seguito della predazione esercitata dai gatti domestici o altri predatori selvatici: in Danimarca in concomitanza alla scomparsa del tamia è stata notata una crescita della popolazione di visone.