Il coati è un mammifero di taglia medio-piccola, dalla corporatura snella, lungo circa 40-70 cm, e alto circa 30 cm al garrese. E’ caratterizzato da una coda lunga circa 30-70 cm, ornata da caratteristici anelli scuri, che utilizza per arrampicarsi sugli alberi. Generalmente la colorazione della pelliccia è bruna, rossiccia o grigiastra. Il capo è caratterizzato da un muso perlopiù allungato, con tipiche ornamentazioni scure, e orecchie prominenti. Il coati ha un’andatura da plantigrado, con cinque dita su ogni zampa e lunghi artigli. I maschi, più grandi delle femmine, possono pesare fino a 10 kg.
Specie originaria del Sudamerica, dove è diffusa dal Venezuela all’Argentina, passando per Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana Francese, Guyana, Paraguay, Peru, Suriname, Uruguay e Venezuela.
Assente.
Il coati ha una dieta onnivora e opportunistica, composta soprattutto da invertebrati, tra cui ragni, insetti, chiocciole e granchi e da un’ampia varietà di frutta. Le abitudini sono terricole e diurne, ma, in ambienti boscati, si arrampica agevolmente anche sugli alberi dove trova rifugio occupandone le cavità. I maschi adulti sono perlopiù solitari, mentre le femmine e i maschi immaturi possono vivere in gruppi che contano fino a 30 individui. Nel periodo di gestazione le femmine passano circa 5-6 settimane nella tana, per dare alla luce fino a 7 cuccioli (ma in genere solo 3-4) che poi si uniranno al gruppo.
I coati vivono in un’ampia varietà di ambienti, dalle foreste decidue e sempreverdi, alle foreste pluviali e a galleria, nonché nelle foreste cespugliate e negli ambienti di savana, fino ad oltre 2000 metri di quota. Possono vivere anche in aree degradate e in prossimità degli insediamenti umani (ad esempio in vicinanza delle discariche, dove possono trovare cibo). In Europa la specie predilige ambienti forestali mediterranei con presenza di querce, aree cespugliate e aree umide.
Il principale vettore è il commercio degli animali da compagnia. L’origine della popolazione introdotta a Majorca sembra infatti riconducibile all’immissione (intenzionale o accidentale) di circa 8 esemplari, importati come animali da compagnia una decina di anni prima. Una volta introdotto la diffusione naturale del coati dalla grande capacità di dispersione che gli permette di spostarsi per decine di chilometri da una foresta all’altra, attraversando anche aree degradate o disboscate.
Il coati può causare danni a varie attività dell’uomo in quanto può nutrirsi occasionalmente anche nelle coltivazioni e, come dimostrato dall’esperienza nel Regno Unito, può predare il pollame domestico. Peraltro nel suo areale originario è considerato un animale nocivo per l’agricoltura (il che lo accomuna a un suo vicino parente, il coati dal naso bianco del bassopiano, o pizote, diffuso in Venezuela, che causa ingenti danni ai raccolti di mais). La specie può agire da vettore per una gran varietà di malattie e parassiti dai risvolti pericolosi sia per gli animali che per l’uomo (tra cui rabbia, scabbia, malattia di Chagas, ecc.). Sono noti casi di bambini feriti da un coati con morsi e graffi, sebbene le circostanze dell’attacco non siano chiare (potrebbe essersi trattato di una reazione di difesa).
Questa specie è ritenuta responsabile del degrado della vegetazione dell’Isola di Robinson Crusoe, nonché del declino di molte specie di uccelli endemici, di cui avrebbe predato uova e pulcini. Anche nell’isola di Anchieta il coati avrebbe causato, insieme ad altri predatori, la scomparsa di molte specie di uccelli. In Spagna, nelle Baleari, dove è presente in alcuni siti protetti dalla rete Natura 2000, il coati potrebbe rappresentare una minaccia per l’endemico rospo delle Baleari, considerato vulnerabile dalla Lista Rossa dell’IUCN. In Europa la specie può competere con tasso, volpe e mustelidi di dimensioni paragonabili e dieta onnivora.
Non sono noti impatti su comunità vegetali ed ecosistemi naturali in Europa. Ad ogni modo, come accennato sopra, potrebbe rappresentare un veicolo di malattie e parassiti con evidenti conseguenze nelle dinamiche epidemiologiche degli ecosistemi in cui è stato introdotto. Attraverso le sue attività di scavo potrebbe peraltro contribuire all’erosione delle coste.
Come altri mammiferi anche questa specie è caratterizzata da abitudini comportamentali molto elusive, e pertanto è molto difficile da eradicare una volta insediatasi. La forma di controllo maggiormente impiegata, ad esempio nelle isole Baleari, è rappresentata dalle catture di esemplari vivi con trappole. Può essere utilizzato anche l’abbattimento e il ricorso a esche velenose.