Si tratta di un piccolo cervide, di appena 40-45 cm di altezza al garrese. I maschi sono leggermente più grandi delle femmine e sono caratterizzati dalla presenza di piccoli palchi, lunghi fino a 7 cm. L’aspetto probabilmente più peculiare del muntjak della Cina, sono i canini molto pronunciati, lunghi circa 3 cm. Come altri cervidi, il colore del mantello è generalmente rossiccio, ma in inverno vira al bruno-grigiastro, mentre le parti inferiori sono perlopiù chiare. Il muntjak della Cina è noto anche come “cervo che abbaia”, in virtù delle tipiche vocalizzazioni dei maschi.
Questa specie è originaria della Cina centrale e meridionale, e di Taiwan.
Assente
Sebbene molti esemplari possano convivere in una stessa area, si tratta di una specie solitaria, attiva sia di giorno che di notte, con picchi di attività all’alba e al tramonto. Le femmine partoriscono all’incirca ogni 7 mesi, periodo che corrisponde al tempo necessario ai nuovi nati per raggiungere la maturità. Una volta giunte alla maturità, le femmine tendono a rimanere in vicinanza della madre, mentre i maschi si disperdono maggiormente. Diversamente dagli altri cervidi presenti in Europa, i maschi di questa specie possono riprodursi in tutte le stagioni e ad ogni stadio dello sviluppo dei palchi. Per lo stesso motivo i maschi sono territoriali tutto l’anno e difendono il territorio, marcandolo con le loro ghiandole odorifere e con gli escrementi, ed allontanano eventuali intrusi, minacciandoli con i palchi o i canini pronunciati.
Questa specie vive nelle foreste di latifoglie temperate e subtropicali, ma anche nelle foreste di conifere e nelle praterie delle zone montuose (ad esempio a Taiwan, dove grazie al clima tropicale è presente dal livello del mare fino ai 3500 m). In Europa il muntjak della Cina si è insediato con successo nei boschi misti e nelle foreste decidue o a conifere, ma anche in altri ambienti marginali, come cimiteri, parchi e giardini incolti, nonché nelle zone boscate e cespugliate ai margini delle ferrovie e dei campi coltivati. Di fatto è una specie molto adattabile, che può tollerare un certo grado di disturbo antropico. Inoltre ha uno spettro alimentare piuttosto ampio. La dieta infatti è costituita da una grande varietà di piante, di cui consuma selettivamente fiori, germogli e foglie tenere, ma anche da frutti e funghi.
Introdotto in Europa perlopiù a scopo ornamentale, il muntjak della Cina si è successivamente diffuso sia a seguito di fughe accidentali da parchi faunistici e collezioni private, sia per dispersione spontanea.
La specie è in grado di causare danni alle coltivazioni, soprattutto a cereali, ma anche agli orti e ai giardini. Inoltre possono danneggiare la vegetazione spontanea e rallentare la crescita delle piante arboree. Gli effetti della brucatura del muntjak della Cina possono comportare effetti importanti effetti negativi sulla rinnovazione forestale di interi comprensori produttivi. Come altri cervidi, la specie può rappresentare inoltre un serbatoio di tubercolosi bovina e afta epizootica. Infine, va segnalato il problema delle collisioni stradali con gli autoveicoli, che possono rappresentare un’importante minaccia per l’incolumità delle persone.
Questa specie può entrare in competizione con altri cervidi nativi, come il capriolo. Inoltre i danni provocati alla vegetazione nativa (tra le specie arboree particolarmente colpite troviamo il frassino e il nocciolo) e la conseguente alterazione della struttura forestale, possono a loro volta influenzare negativamente altri elementi dell’ambiente in cui vivono, come gli uccelli nidificanti (ciò è stato dimostrato da alcuni studi, ad esempio sull’usignolo), i micro mammiferi o i lepidotteri. E’ stata ipotizzata anche la competizione con insetti fitofagi.
Non sono noti impatti su fitocenosi ed ecosistemi naturali in Europa, ma nell’Inghilterra orientale, ove il muntjak della Cina è stato introdotto dagli anni ’70, la brucatura di alberi e arbusti e il pascolamento delle specie erbacee ha provocato un’alterazione delle fitocenosi presenti, soprattutto nei contesti in cui la specie è presente insieme ad altre specie di cervidi. Come conseguenza si è assistito a cambiamenti nelle comunità di invertebrati (lepidotteri, coleotteri xilofagi e saproxilici, coleotteri carabidi) e vertebrati (in particolare chirotteri e uccelli insettivori) con evidenti impatti sulle dinamiche ecosistemiche.
A causa della sua enorme diffusione, l’eradicazione della specie è considerata pressoché impossibile nel Regno Unito, dove viene preferito il contenimento attraverso gli abbattimenti selettivi. Alcune aree forestali sono protette da recinzioni fisse tese ad escludere la presenza della specie; zone più piccole con presenza di specie arboree pregiate sono protette da recinzioni elettrificate.