La pseudorasbora è un piccolo pesce dal corpo allungato e compresso sui fianchi, con la livrea argenta, più chiara sul ventre. Questo ciprinide, lungo al massimo 11 cm, è caratterizzato da una linea orizzontale scura sui fianchi. La testa è piccola e conica, con la bocca rivolta verso l’alto. Si riproduce fin dal primo anno di età e durante il periodo riproduttivo può deporre da poche centinaia ad alcune migliaia di uova, ma è una specie poco longeva. Si confonde facilmente con specie simili, come il vairone (specie protetta dalla Direttiva Habitat che in Italia è nativa nella parte centrale e settentrionale).
Questa specie è originaria dell'Asia orientale, dalla Siberia alle isole del Giappone, Cina orientale, Corea e Taiwan.
In Italia la pseudorasbora è diffusa in molti fiumi del nord, ad esempio nelle acque della Pianura Padana ed in particolare nel bacino del Po, nonché nelle regioni centrali.
Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.
La pseudorasbora si nutre principalmente di plancton, ma anche di larve, uova e piccoli pesci. Inoltre non disdegna materiale vegetale. È una specie caratterizzata da un elevato tasso riproduttivo, e può vivere in branchi molto numerosi.
Si tratta di una specie ad ampia valenza ecologica, molto adattabile e resistente (capace di tollerare anche la presenza di elementi tossici per brevi periodi) che vive in una grande varietà di ambienti. In genere però sembra preferire soprattutto le acque stagnanti o a corso lento (come canali, stagni o laghetti), con fondo sabbioso o ghiaioso, ricche di vegetazione.
Questa specie è stata introdotta in diversi corpi d’acqua in maniera accidentale come contaminante di altre specie ittiche di provenienza estera (ad esempio carpe cinesi), nonché a causa del suo utilizzo come esca viva e del commercio come pesce d’acquario. Si è ulteriormente diffusa sul territorio attraverso la dispersione naturale lungo i corsi d’acqua.
Questa specie non ha alcun particolare valore commerciale, infatti è perlopiù utilizzata come alimento per altri pesci di interesse commerciale negli impianti di acquacoltura. Per contro, la sua presenza negli impianti di acquacoltura rivolti ad altri ciprinidi di interesse commerciale, sembra causare danni economici in quanto le modifiche apportate alla catena alimentare ne ridurrebbe la produttività. Si ritiene peraltro che abbia un ruolo importante nella diffusione di malattie e parassiti considerati dannosi per altre specie di pesci. Per gli stessi motivi è considerata dannosa per le attività di pesca sportiva.
La pseudorasbora è considerata una minaccia per varie specie di pesci nativi o da acquacoltura, in quanto entra in competizione alimentare con esse e facilita la trasmissione di malattie e parassiti. Inoltre si nutre di uova e piccoli pesci, sempre ai danni di altre specie native. In situazione di elevata densità è anche considerata un parassita volontario, in grado di provocare ferite nella muscolatura di altri pesci e di inibirne la riproduzione.
In caso di elevata densità di popolazione, può provocare significative modificazioni ambientali, ad esempio aumentando la crescita di fitoplancton e contribuendo così all’eutrofizzazione delle acque.
Il controllo accurato degli stock ittici utilizzati per ripopolamenti e per gli impianti acquacolturali è pratica necessaria per prevenire nuove introduzioni. In Gran Bretagna viene utilizzato soprattutto il rotenone (proibito in Italia), un composto chimico il cui impiego comporta dei seri rischi per la salute e la sicurezza degli stessi operatori e dell’ambiente. Infatti, essendo tossico per anfibi e invertebrati, oltre che per tutti i pesci, tutte le altre specie native andrebbero rimosse prima del trattamento. Peraltro l’utilizzo del rotenone è efficace solo in corpi d’acqua di ridotte dimensione. Per questo motivo l’eradicazione della specie è considerata complessa e costosa. L’impiego di predatori indigeni, come il luccio, Esox lucius, può essere utilizzato per controllare la densità della pseudorasbora. La prevenzione sarebbe pertanto sostanziale, e dovrebbe prevedere l’ispezione scrupolosa delle specie presenti negli stock di pesci utilizzati nelle immissioni per escludere la presenza di questa specie invasiva - che peraltro sembra capace di nascondersi bene nelle branchie di altri pesci - oltre che bandirne l’uso come esca viva.