Il panace della Persia è un pianta erbacea perenne, che può raggiungere 1,5-2,5 m di altezza. Si distingue dalle altre specie simili (H. mantegazzianum e H. sosnowskyi) poiché è perenne, si moltiplica anche vegetativamente e per il forte odore di anice. Le foglie sono molto grandi, densamente pubescenti nella pagina inferiore e glabre in quella superiore. Le infiorescenze sono ombrelle di circa 40-50 cm di diametro, con fiori bianchi. La somiglianza con le altre due specie del genere Heracleum prima citate è sia morfologica sia genetica ma vi sono molti dubbi sulla presenza in Europa settentrionale di entità ibride tra H. persicum e H. sphondilium.
E’ nativa di Iran, Iraq e Turchia.
Assente.
I semi vengono dispersi dal vento o dall’acqua quando la specie si trova in prossimità di fiumi o canali ma è anche possibile la moltiplicazione vegetativa. Poiché la specie è caratterizzata da un fittone che accumula molte riserve, ogni pianta a primavera produce in breve tempo numerose foglie basali di grandi dimensioni e questo le permette di sviluppare successivamente grandi infiorescenze. H. persicum è adattato a condizioni termiche di bassa temperatura d’inverno, con neve persistente, e quindi può diffondersi facilmente in aree di montagna e nelle aree del Nord Europa.
La specie si trova principalmente in habitat disturbati come bordi stradali, campi coltivati, pascoli abbandonati e giardini poco curati o in habitat semi-disturbati come pascoli, prati e frutteti. Si trova anche lungo fiumi e torrenti, nelle zone di greto. Nel Nord Europa si diffonde anche lungo i margini dei boschi.
Questa specie è stata introdotta come ornamentale, in quanto specie appariscente e di grandi dimensioni.
In Iran i semi della specie vengono utilizzati nella cucina tradizionale per ottenere un aroma simile a quello di anice. Inoltre viene anche utilizzata come pianta medicinale. La pianta contiene furanocumarine fototossiche per l’uomo; l’esposizione alla luce dopo aver toccato le piante può provocare irritazioni e dermatiti, a seconda della sensibilità individuale. In alcuni casi i danni sono simili a ustioni e possono provocare alterazioni durature della pigmentazione della pelle.
La grande dimensione e la velocità di sviluppo di questa specie la rendono estremamente invasiva in habitat ruderali e ripariali, a bassa copertura vegetale, ma anche in habitat erbacei come prati e pascoli o zone periurbane. In questi habitat la specie intercetta la luce e riduce la copertura vegetale delle native. L’ibridazione con H. sphondilum in Norvegia ha provocato una riduzione notevole della presenza di questa specie e la diffusione di forme differenti di ibridi.
Le dense popolazioni di questa pianta possono causare l’alterazione della struttura e della funzione degli ecosistemi, portando allo stravolgimento della catena alimentare e del normale ciclo dei nutrienti.
Il controllo può essere effettuato meccanicamente, ma richiede risorse ingenti: è consigliata l’estirpazione delle piante dalla base, con strumenti meccanici estirpando il fittone o tagliandolo a circa 10 cm di profondità. L’utilizzo di erbicidi per il controllo non sempre è possibile, ad esempio lungo i fiumi, per ragioni normative e di sicurezza. Per questo motivo si ritiene che la principale forma di gestione debba essere la prevenzione (divieto di vendita, trasporto e possesso) e che ormai, nei paesi scandinavi, sia impossibile un’eradicazione definitiva della specie.