La nutria è un grosso roditore dalla corporatura tozza e robusta. Il suo peso può variare tra i 2-5 (fino a 9) chili, mentre la lunghezza può raggiungere il metro, di cui quasi la metà costituiti dalla coda, tipicamente lunga e scarsamente ricoperta di peli. Si tratta di una specie particolarmente legata agli ambienti acquatici, e per questo dotata di una pelliccia idrorepellente, di colore bruno-grigiastro, orecchie piccole e zampe posteriori palmate; le zampe anteriori sono invece dotate di unghie robuste adatte allo scavo. Altri adattamenti tipici della vita acquatica sono gli occhi posizionati nella parte superiore del capo, così come le narici, che possono chiudersi ermeticamente. Caratteristici della nutria sono i denti incisivi, di grandi dimensioni e dalla colorazione arancione.

  • Classe

    Mammalia
  • Ordine

    Rodentia
  • Famiglia

    Myocastoridae
  • Sinonimi principali

    Mus coypus
    Myopotamus bonariensis
    Mastonotus popelairi
  • Nome inglese

    Coypu, Nutria
Autore: Ifroz
Licenza: CC BY-SA 3.0
Autore: Bernard Dupont
Licenza: CC BY-SA 2.0
Autore: A. Perrone
Autore: A. Perrone

area di presenza naturale

Questa specie è originaria dell’America meridionale, dove è diffusa in Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia, Argentina e Cile.

area di introduzione

nel mondo
La nutria è stata introdotta in numerosi paesi in Europa, Nord America, Africa orientale, Medio Oriente e Asia centrale e orientale.

in Europa
In Europa la specie è presente nella maggior parte dei paesi, dove è stata introdotta o è arrivata per diffusione spontanea da paesi limitrofi. In Inghilterra è stata eradicata con successo negli anni ’80 del secolo scorso.

DISTRIBUZIONE IN ITALIA

In Italia questa specie, introdotta a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, sebbene le prime importazioni per l’allevamento risalgono al 1928, è attualmente ampiamente diffusa. È infatti presente in quasi tutte le regioni e molte popolazioni sono considerate in una fase di attiva espansione. Le due aree con maggiori consistenze sono la fascia che va dalla Pianura Padana alla costa Adriatica fino all'Abruzzo e quella lungo la costa Tirrenica dalla Liguria al Lazio. Inoltre sono presenti popolazioni più localizzate al sud e in Sardegna, mentre sembra scomparsa dalla Sicilia.

Mappa di distribuzione (su celle 10x10kmq) aggiornata a giugno 2019 per la rendicontazione ai sensi dell’art.24 del Reg. UE 1143/14.

BIOLOGIA ED ECOLOGIA

La nutria è una specie gregaria e sedentaria, perlopiù notturna e crepuscolare, sebbene possa essere attiva anche di giorno, soprattutto in inverno e in assenza di predatori. Questa specie, particolarmente adattata alla vita acquatica, si nutre soprattutto di vegetali acquatici o terrestri, di cui consuma radici, steli e foglie, ma occasionalmente si nutre anche di molluschi bivalvi. Scava complessi sistemi di tane su rive e argini che possono essere condivisi da più nuclei familiari. La specie è caratterizzata da un elevato potenziale riproduttivo, tanto che può riprodursi durante tutto l’anno con una frequenza e un numero di piccoli per nidiata variabile a seconda delle condizioni ambientali (fino a due-tre cucciolate di circa 5 piccoli ogni anno). Soffre gli inverni particolarmente rigidi, in particolare quando la temperatura rimane sotto lo zero per lunghi periodi.

La nutria è legata a una grande varietà di ambienti acquatici, tra cui paludi, acquitrini, stagni, laghi e corsi d’acqua, estuari e linee di costa, ma anche canali di scolo e bacini artificiali, soprattutto qualora caratterizzati dalla presenza di acque permanenti, anche eutrofizzate, ricche di vegetazione ripariale. Può peraltro vivere anche in ambienti d’acqua dolce temporanei. Generalmente la nutria frequenta ambienti planiaziali, ma in particolari contesti può arrivare ai 1000 metri di altitudine.

VETTORI DI INTRODUZIONE

Questa specie, introdotta come animale da pelliccia in numerosi paesi del mondo, si è insediata con successo grazie alle frequenti fughe dalla cattività e a seguito di rilasci intenzionali. Si è ulteriormente diffusa sul territorio in maniera autonoma per dispersione naturale degli individui, soprattutto lungo le aste fluviali.

IMPATTI

Rapporti con l’uomo, impatto sanitario e socioeconomico

I danni causati da questa specie attraverso le attività di scavo delle tane lungo gli argini e i canali rappresentano una vera minaccia per l’integrità delle opere idrauliche per la regimazione delle acque. Tali danni possono aumentare il rischio di inondazioni. Peraltro anche le abitudini alimentari di questa specie possono causare danni alle coltivazioni. I danni economici causati dalla nutria ogni anno sono perciò ingenti. Dal punto di vista sanitario la nutria può rappresentare un potenziale vettore di parassiti e altri agenti patogeni pericolosi anche per l’uomo.

Impatto su altre specie

La nutria può avere effetti negativi su varie specie di uccelli acquatici che costruiscono nidi galleggianti, affondando i nidi usati come piattaforme per il riposo e quindi le uova. L’attività alimentare può portare alla forte contrazione della vegetazione delle zone umide, quali fragmiteti, cariceti e lamineti. Inoltre, potrebbe competere con roditori di dimensioni inferiori per le risorse trofiche.

Impatto sugli ecosistemi

Il consumo della vegetazione acquatica può portare alla scomparsa o forte contrazione di molte specie vegetali, interferendo con le dinamiche naturali degli habitat e inibendo la riproduzione di specie animali che hanno bisogno di tale vegetazione.

METODI DI GESTIONE

In molti paesi la nutria è oggetto di misure di gestione volte al controllo delle popolazioni e, localmente, alla sua eradicazione (come è avvenuto in Gran Bretagna con una campagna condotta negli anni '80). Il controllo avviene attraverso tecniche di cattura selettiva con gabbie, poste anche su zattere galleggianti, o con l’abbattimento diretto con arma da fuoco. In alcuni paesi, come la Francia, sono usate anche esche avvelenate. L’efficacia di queste campagne di controllo è spesso compromessa dal fatto che molte popolazioni sono in fase di espansione, il che provoca la continua ricolonizzazione delle aree soggette a gestione e richiede un continuo e costante sforzo (anche economico) per contenerne i numeri. Per evitare danni da scavo sono state utilizzate delle reti di metallo a protezione degli argini, si tratta però di un intervento molto costoso.

Scheda realizzata da: ISPRA con il contributo dell' ATIT - Associazione Teriologica Italiana