Rugulopteryx okamurae (E.Y.Dawson) I.K.Hwang, W.J.Lee & H.S.Kim, 2009
È un’alga bruna membranosa, cespitosa che presenta un tallo eretto, nastriforme con ramificazione dicotomica irregolare a ventaglio; l’apice dei segmenti terminali è ottuso e leggermente emarginato. Raggiunge in media 15 cm di altezza con picchi sino a 30 cm. Il tallo è fissato al substrato mediante un sistema basale stolonifero. La specie, durante l’arco dell’anno mostra cambiamenti sia nell’altezza che nello spessore delle ramificazioni. La colorazione presenta tonalità variabili tra il verde oliva, marrone e ocra.
Può essere confusa con alghe native appartenenti ai generi Dictyota (es. D. dichotoma, D. dichotoma v. intricata, D. fasciola, D. spiralis o D. cyanoloma) e Taonia (es.: Taonia atomaria). Le biomasse spiaggiate possono essere confuse con quelle di posidonia (P. oceanica).
Dilophus okamurae E.Y.Dawson
Dictyota okamurae (E.Y.Dawson) Hörnig, R.Schnetter & Prud'homme
Dictyota marginata Okamura
Dilophus marginatus (Okamura) Okamura
Foto: G. Bellissimo e A. Tomasello
Foto: G. Bellissimo
Originaria dell’Oceano Pacifico Nord Occidentale (Filippine, Taiwan, Cina, Corea e Giappone).
É stata introdotta nel 2002 nel Mediterraneo (Laguna di Thau, Francia) e dal 2016 è stata riconosciuta come invasiva nelle coste mediterranee nel sud della Spagna e Marocco e nelle coste atlantiche del Portogallo, delle Isole della Macaronesia e delle Isole Canarie.
La prima segnalazione della specie nei mari italiani risale all’aprile 2023 in un’area portuale fortemente antropizzata a Bari (Adriatico meridionale). La specie è presente in Sicilia ad Aspra, nel lato orientale del Golfo di Palermo, dove è stata trovata nel luglio del 2023 con abbondanti densità su piante di Posidonia oceanica (circa 100 m2 di estensione a 4 metri di profondità). Rinvenuta in grandi biomasse spiaggiate anche su blocchi artificiali presso il porto di Palermo e lungo il bagnasciuga della zona Bandita.
Presenta un ciclo di vita sessuale diplobiontico isomorfico, comune alle altre specie appartenenti alla famiglia delle Dictyotaceae. Tuttavia, la riproduzione asessuata mediante monosporangi e vegetativa mediante propaguli sembrerebbero le due vie riproduttive di maggiore successo anche nel suo ambiente nativo. Gametangi maschili e femminili mai rinvenuti in situ. Presenta fino a tre differenti morfotipi nel corso dell’anno: nei mesi più caldi si presenta con talli fragili, sottili e di piccole dimensioni, mentre nei mesi più freddi esibisce talli robusti, spessi e più lunghi.
La prima introduzione di Rugulopteryx okamurae in Mediterraneo nel 2002, nella Laguna di Thau in Francia, è associata molto probabilmente all’importazione di ostriche (Crassostrea gigas) dalla Corea. Successivamente la specie si è diffusa attraverso le attività di molluschicoltura e tramite il traffico marittimo. Quest’ultimo rappresenta uno dei principali vettori di introduzione di R. okamurae in nuove aree, tramite le acque di zavorra, considerata l’elevata capacità della specie di produrre propaguli vegetativi e monospore asessuate e di sopravvivere fino a tre settimane in condizioni di oscurità.
Le attività di pesca possono facilitare involontariamente la dispersione della specie: sono numerosi i casi in cui i pescatori denunciano la cattura di grandi biomasse di questa alga durante la pesca. Questi accumuli vengono poi reimmessi in acqua durante la cala delle reti o in seguito alla pulizia delle attrezzature interessate.
In generale, qualsiasi attività svolta in un'area invasa da R. okamurae rischia di favorire la dispersione accidentale della specie (ad esempio, attività di immersione o di ancoraggio).
Infine, tra i vettori non antropici ci sono le correnti marine, sia in superficie che in profondità, che possono trasportare a lunga distanza grandi quantità di biomassa, che è stata staccata da popolazioni stabilite in aree remote.
La capacità di R. okamurae di proliferare rapidamente può determinare un forte impatto sulle comunità naturali autoctone, quali ad esempio le fanerogame marine, riducendone estensione e biodiversità associata. Impatti sono riportati anche sul pre-coralligeno.
La specie può determinare forti impatti anche sulle attività antropiche come la pesca e il turismo. Può intasare le reti da pesca con conseguente diminuzione della capacità di cattura. Impatto sul turismo: in seguito allo spiaggiamento di ingenti biomasse di questa alga e alla successiva decomposizione, viene prodotto acido solfidrico con evidenti conseguenze sulla popolazione locale e sui fruitori del mare.
L'eradicazione di R. okamurae è ardua da un punto di vista tecnico per via della elevata capacità di insediamento della specie su vari substrati, dell’alta velocità di reclutamento di nuovi talli e dell’elevato rischio di frammentazione e ulteriore dispersione; inoltre le classiche azioni di rimozione non riescono ad agire su spore e propaguli di piccole dimensioni. Ad oggi non esistono protocolli o tecniche di eradicazione e di controllo specifici per R. okamurae. È possibile però fare riferimento a tecniche di rimozione applicate su altre macroalghe aliene in altre aree ed in particolare alla rimozione manuale da effettuarsi con personale tecnico specializzato in grado di riconoscere la specie aliena dalle specie native simili. I talli asportati devono essere chiusi in contenitori ermetici per evitarne la dispersione durante le operazioni subacquee e il trasporto. Le operazioni di rimozione manuale devono essere ripetute nel tempo per garantire un efficace controllo della popolazione, almeno a livello locale. La rimozione manuale comporta un elevato rischio di diffusione della specie, in quanto la sua consistenza è estremamente delicata per cui al solo tocco l'alga può frammentarsi e disperdersi ulteriormente. Per minimizzare tale rischio, è da considerare l’utilizzo di una sorbona manovrata da subacquei per aspirare i talli dell’alga. Il metodo presenta lo svantaggio di non essere selettivo e l’aspirazione può causare la dispersione di frammenti di talli o di talli interi nell’ambiente.
Scheda realizzata da: ISPRA e ARPA Sicilia